sabato 7 febbraio 2015

NewYork Euphoria / Euforia


La grande città può inghiottirti facilmente, specie se vieni da uno stato con poco più di 30 mila abitanti. 
Una volta usciti da qualsivoglia tipo di stazione, è come venire catapultati in un mondo parallelo, in cui devi farti posto. Specialmente a New York. 



La grande città può inghiottirti facilmente, specie se vieni da uno stato con poco più di 30 mila abitanti. 
Una volta usciti da qualsivoglia tipo di stazione, è come venire catapultati in un mondo parallelo, in cui devi farti posto. Specialmente a New York. 
Quando si visita solo in veste di turisti capita spesso di rimanere affascinati dalle bellezze e quindi fermarsi nel bel mezzo del marciapiede ad ammirare e fotografare. Se lo fate qui, pace all'anima vostra. Bisogna stare al ritmo e se non lo riesci a tenere, stare al lato per non intralciare. Ve lo giuro. Avere il tipico andamento da visitatore in avanscoperta, è impossibile. Ti ritrovi a correre, senza avere nessuna meta in particolare, per poi fermarti e pensare: "perché mai sto correndo?". Così rallenti, ma dopo cinque minuti circa, riprendi lo stesso ritmo. Anche questo è lo spirito di adattamento.
Sparaflashata in una New York ancora soleggiata, esco dagli inferi della stazione, per avviarmi verso il Rockfeller Center. Mi faccio tentare da un bretzel e mentre riprendo a camminare vengo avvicinata da 3 presunti rapper che vogliono vendermi la loro musica. Unica regola: dire sempre no grazie e tirare dritto. Cosa che io non ho fatto. Con l'idea di supportare la musica e chi la fa, ho fatto una donazione di 2$ ed in cambio ho ricevuto un cd con dedica. Sorrisi, il solito binomio Ah-Italia-Mafia e tanti saluti. Come riprendo la mia strada e penso: "ma dove diavolo lo ascolto questo cd?!". Ho un cd, ma nessun dispositivo con cui ascoltarlo. Ho un nn cd dunque che ascolterò solo una volta arrivata a casa, quando scoprirò sicuramente che è vuoto!


Arrivo al Rockefeller Center, un complesso di edifici che racchiude una piazza con fontana che sovrasta, nei mesi invernali, un pista per pattinaggio sul ghiaccio. 







Mentre mi appropinquo a fare delle foto, un signore molto distinto, mi dice: I like your hat= mi piace il tuo cappello. Pensavo che avere un berretto con slogan a New York non fosse rilevante e invece lo è.
Ecco allora le reazioni più quotate:


"Nice hat!" = "bel berretto!"


"Today, I'm not happy!with all the problem that I have" = "oggi non sono felice!con tutti i problemi che ho!" ; al mio sguardo spaventato, grazie a dio il barista mi ha rassicurato dicendomi che era uno scherzo! 
Mentre passeggiavo, un passante mi ha guardato e detto "I will" = "lo farò!"
Un altro ha semplicemente sorriso. 


Anche qui "nice hat", ma giuro che mi hanno chiesto per che cosa stessero le lettere CHY.
 Non la capiscono, si fermano al given! 

Al pomeriggio decido di prendere la metro, arrivare a Brooklyn e fare tutto il ponte di Brooklyn fino alla City. Rischio di congelamento elevato, ripagato da una vista unica. Ligabue nell'mp3 e il momento diventa surreale.
Sembra tutto un sogno, o forse, sono solo Sogni di rock'n'roll.























Brooklyn


xoxo